Quel della mattina è molto leggiero, percioché mangiano pane e frutti, e certe minestre fatte di farina e di formento, piú tosto liquide che altrimenti. E il verno, in vece di questa minestra, si tolgono farro liquido cotto con carne salata. Nel mezzogiorno mangiano pure cose leggieri, come pane, carne salata e cacio, o olive, ma nella state questo secondo pasto è buonissimo. La notte poi mangiano similmente un pasto che è piú leggiero: questo è pane con melloni o con uva o con latte. Ma il verno mangiano carne lessa, insieme con quella vivanda che è detta cuscusu, la quale si fa di pasta come i coriandoli, e lo cuoceno in certe pignatte forate, per ricevere il fumo d'altre pignatte; dipoi vi mescolano dentro butiro e lo bagnano di brodo. Né usano di mangiare arrosto. E tale è il vivere del volgo, sí come d'artigiani e di alcuni poveri cittadini. Gli uomini di conto, come sono gentiluomini attempati, mercatanti e cortigiani, vivono assai meglio e piú delicatamente.
Ma a comparazione del vivere che si usa fra' nobili nella Europa, il viver degli Africani è veramente misero e vile, non per la poca quantità delle vivande, ma per lo costume rozzo e disordinato che essi tengono nel mangiare, il quale è in terra sopra certe tavole basse, senza mantile o drappo di niuna sorte, e non si adopera altro strumento che le mani. E quando mangiano il cuscusu, tutti i convitati si servono d'un piatto solo, e lo mangiano senza cucchiaio; la minestra e la carne mettono insieme in un catino, e ciascuno piglia quella parte di carne che gli piace e se la reca avanti senza tagliere, e non vi adoperando coltello se la pone a' denti e ve ne squarcia quanto e' può, il rimanente tenendo in mano.
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