È costume ancora di far convito quando si circuncide il figlio maschio, che è il settimo giorno doppo nasciuto, nel quale il padre, chiamato il barbiere e invitati gli amici, dà loro una cena. La qual fornita, ciascuno degli invitati fa un presente al detto barbiere, chi d'un ducato, chi di due, chi di mezzo, e chi di piú e chi di meno secondo la qualità di ciascuno. E questi cotai danari, l'uno doppo l'altro, ciascuno pone sopra il viso del fanciullo del barbiere, e il medesimo fanciullo pronunzia il nome di colui e lo ringrazia. Doppo questo il barbiere circuncide il bambino: allora si danza e festeggia nel modo di sopra detto. Ma d'una figlia minore allegrezza si dimostra.
Altri costumi serbati nelle feste, e modo di piagnere i morti.
Rimasero ancora in Fez certi vestigi d'alcune sorti di feste lasciatevi da' cristiani, e fanno certi motti che lor medesimi non gl'intendono. Sogliono la notte del natale di Cristo mangiar una minestra fatta di sette diverse erbe: queste sono cavoli, rape, carote e tai; e cuocono eziandio d'ogni sorte di legumi interi, come sono fave, ceci e grano, e le mangiano quella notte in luogo di delicata confezione. E il primo dí dell'anno sogliono i fanciulli con le maschere al volto andare alle case de' gentiluomini, accattando frutti e cantando certe loro semplicette canzoni. Il dí di san Giovanni fanno per tutte le contrade grandissimi fuochi di paglia. E come un fanciullo incomincia a mettere i denti, i suoi fanno un convito agli altri fanciulli, e chiamano queste cotai feste dentilla, che è propio vocabolo latino.
| |
Fez Cristo Giovanni
|