Hanno molte altre usanze e modi di pigliare augurii, che ho veduto osservare in Roma e in altre città d'Italia; ma le feste, le quali sono ordinate e comandate nella legge di Maumetto, potrete vedere nella nostra brieve opera ove di detta legge si tratta.
Le femine, quando avien che muoia o lor marito o padre o madre o fratello, allora si ragunano insieme e, spogliatesi de' loro panni, si rivestono di certi sacchi grossi. Tolgono le brutture delle pignatte e con esse il viso si fregano, e fanno a loro venire quei malvagi uomini che vanno in abito feminile, i quali recano certi tamburi quadri: sonandogli cantano d'improviso mesti e lacrimosi versi in lode del morto, e al fine di ciascun verso le donne gridano ad alta voce, e percuotonsi il petto e le guancie, di maniera che n'esce fuori il sangue in gran copia, e si squarciano similmente i capegli, pur tuttavia forte gridando e piangendo. Questo costume dura sette dí; poi vi mettono in mezzo l'intervallo di quaranta giorni, i quai forniti rinuovano il detto pianto per tre altri continui giorni. E tale è l'uso commune del volgo. I gentiluomini piú onestamente piangono senza battimento niuno; gli amici vengono a confortargli, e tutti i loro stretti parenti mandano lor presenti di cose da mangiare, percioché in casa del morto, fin che v'è il corpo, non s'usa di far cucina, né le femine sogliono accompagnare i morti, quantunque fossero padri o fratelli. Ma come si lavino i corpi e come si sepellischino, quali ufici e cerimonie vi si soglin fare, abbiamo raccontato nell'operina ch'io ho detto disopra.
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