Ancora su la via verso ponente è un altro borgo grande, il quale fa circa a quattrocento fuochi; ma pur è di tristi casamenti e abitato da poveri uomini e villani, che o non possono o non vogliono star nel contado. Vicino al detto borgo è una gran campagna, la quale s'estende dal borgo fin al fiume, che è circa a due miglia, e si dirizza verso ponente circa a tre. In questa campagna si fa il mercato ogni giovedí, e vi si raguna gran quantità d'uomini con li loro bestiami, e i botteghieri portano le loro robe di fuori, e ciascuno tende il suo padiglione. V'è un costume che una piccola brigata di gentiluomini si riduce insieme, i quali fanno ammazzare un castrato al beccaio e spartono tra loro tutta quella carne, e danno per pagamento a colui la testa e i piedi, e la pelle vendono alli mercatanti di lana. Delle robe che in questo mercato si vendono poca gabella si paga, la quale sarebbe soverchio a dire. Questo non voglio tacere, me non aver veduto né in tutta l'Africa né in Asia né in Italia mercato dove si truovino tante persone e tante robe, che nel vero è una cosa inestimabile.
Sono ancora fuori della città certe rupi altissime, le quali cingono una fossa larga due miglia; e su le dette rupi tagliano le pietre con che si fa la calcina. Per tutta la fossa sono molte fornaci, dove si cuoce essa calcina; e queste fornaci sono grandi, di modo che tale ve né che vi capiranno seimila moggia di calcina. Questo uficio fanno fare i gentiluomini ricchi, ma di piccola nobiltà. Dalla parte di ponente, pur fuori della città, sono circa cento capanne fabricate su la riviera del fiume: queste sono tenute da quegli che fanno biancheggiare le tele.
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