Il che è in tal guisa: ciascuno ogni anno ne' tempi buoni bagna le sue tele e le stende in un prato vicino alla sua capanna; e come costoro le veggono asciutte, con certe secchie di cuoio, che hanno cotai manichi di legno, pigliano l'acqua del fiume o di certi canaletti e la spargono su le dette tele; e venuta la sera, ciascuno raccoglie le sue tele e se le porta a casa, o a certi luoghi a ciò deputati. E i prati dove si stendono le dette tele serbano per tutto l'anno le sue erbe fresche e verdi; e di lontano è un bello spettacolo all'occhio il veder sopra il verde la candidezza di quelle tele. E l'acqua del detto fiume, che è molto chiara, pare da lontano che l'abbia colore di azurro: per il che molti poeti parimente in lode di ciò compongono elegantissimi versi.
Sepolture comuni fuori della città.
V'ha d'intorno molti campi dove si sepelliscono i corpi morti, i quali per amor di Dio sono da' gentiluomini donati a comune sepoltura. Pongono sopra il corpo, cioè sul terreno, un sasso fatto a modo di triangolo, ma è lungo e sottile. Agli uomini notabili e di qualche riputazione sogliono metter da capo una tavola di marmo, e una da piedi, ne' quali vi sono intagliati versi a consolazione di cosí duro e amaro passo; e piú a basso v'è il nome, la casata di ciascuno e parimente il giorno e l'anno che moritte. E io posi molta cura in raccoglier tutti gli epitaffi che io viddi, non solamente in Fez ma in tutta la Barberia: e questi ho ridotti in un piccolo volume, del quale feci dono al fratello del re che vive oggidí, quando morí il loro padre re vecchio.
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Dio Fez Barberia
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