Casar Elcabir, cioè «il gran palazzo».
Casar Elcabir è una città edificata nel tempo di Mansor, re e pontefice di Marocco, per suo ordine. E narrasi per cosa certa che un giorno, cacciando il detto re per quelle campagne d'intorno, fu sopragiunto da una gran pioggia con un terribil vento e oscurità d'aere, di maniera ch'ei si smarrí dalla compagnia, e si ridusse la notte in un luogo senza saper dov'egli fusse, convenendogli in tutto alloggiare alla campagna. E mentre egli si stava sul piè fermo, temendo d'affogar nelle paludi, vidde un lume, e la buona ventura gli mandò innanzi un pescatore, il costume del quale era di pigliare anguille per le dette paludi. A costui disse il re: «Saprestimi voi insegnare dove sia l'alloggiamento del re?» Rispose il pescatore che quello era lontano a dieci miglia e, pregandolo il re che ve lo accompagnasse, «Se vi fusse al Mansor in persona, - disse il pescatore, - non vel condurrei a quest'ora, percioché temerei ch'egli s'affogasse in queste paludi». «E che appartiene a te la vita d'al Mansor?» soggiunse il re. «O, - disse egli, - il re merita esser da me amato a par di me medesimo». Seguitò il re: «Adunque qualche gran beneficio hai tu ricevuto da lui». «Quale maggior beneficio, - rispose costui, - si può ricever da un re, della giustizia e della gran bontà e amorevolezza ch'egli mostra nel governo del suo popolo? Onde io povero pescatore, insieme con la mia moglie e la mia piccola brigatella, mi posso godere la mia povertà in pace. Ed esco della mia capannetta a mezza notte, e vi ritorno quando mi viene disio, né fra queste valli e questi luoghi selvaggi si truova uno che mi dia noia.
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