I maumettani adunque ebbero Sebta e la tennero in nome d'un lor pontefice, detto Elgualid figliuolo di Habdul Malic, che allora aveva il suo seggio in Damasco: e fu negli anni novantadue di legira.
Questa città da quel tempo per insino a' prossimi anni è sempre ita crescendo, sí in civilità come in numero d'abitatori, a tanto ch'ella n'è divenuta la piú bella e la meglio abitata città che sia in Mauritania. Furno in lei molti tempii e collegi di studenti, molti artigiani, e uomini litterati e di gentile spirito. E de lavori di rame v'erano singularissimi artefici, come sono di candellieri, di bacini, di calamai e di cose tali di rame, e gli vendevan come se fusser stati d'argento. Io ve n'ho veduti in Italia, e molti Italiani gli avevano per lavori dammaschini: ma questi nel vero erano piú gentili e meglio fatti. Fuori della città sono bellissime possessioni con bellissime case, spezialmente in un luogo che, per la moltitudine delle viti che vi sono piantate, è detto Vignones. Ma la campagna della città è magra e aspra: per tal cagione v'è sempre nella città carestia di grano. Di fuori e dentro della detta città si vede la riviera di Granata su lo stretto, e si conoscono gli animali, percioché non c'è di spazio, da una parte all'altra del mare, piú che dodici miglia per larghezza.
Ma la povera città ebbe, pochi anni sono, molti danni da Habdul Mumen, pontefice e re, contra cui teneva: egli la prese, rovinò le sue case e condannò gran quantità de nobili a perpetuo esilio in diverse parti.
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