» Allora disse il re: «Giuro per questa testa che, s'egli in cotal modo dimostrasse riconoscimento d'avermi offeso, non solamente gli perdonerei, ma ancora con lui contratterei parentado: il che sarebbe col dar due mie figliuole ai duoi suoi figliuoli; e confermandolo nel suo stato gli aggiugnerei appresso quella dote che piú mi paresse convenevole. Ma non credo che esso debba ciò fare, si è egli impazzito». Rispose egli: «Ben lo farà, se vostra altezza promette di confermar le sue parole nella presenza dei principali della sua corte». «Io penso, - seguitò il re, - che possano bastare i quattro che sono presenti, l'un di quali è il mio maggior secretario, l'altro il mio general capitano della cavalleria, il terzo è mio suocero, il quarto è il gran giudice e sacerdote di Fez». A questo il sopradetto se gli gettò a' piedi e disse: «Re, ecco qui il peccatore, il quale, non avendo altro rifugio, ricorre alla vostra pietà». Allora il re lo fece levare in piè e l'abbracciò e baciò accettandolo per parente, e subito, fatte venire due sue figliuole, le fece sposare dalli figliuoli del prefato; e quella sera cenorono insieme, e la mattina il re di Fez si levò con il campo e ritornò a casa.
Tutte le sopradette cose furono dell'anno 904 di legira. E io fui nell'anno 921, quando vivea el detto signore, e alloggiai nel suo palazzo, dove il detto molto m'accarezzò, per lettere che io teneva di favore del re de Fez e d'un suo fratello; e spesso mi dimandava della qualità del viver e dei costumi che si tenevano nella corte di Fez.
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