Estendesi questo regno per lunghezza trecentoottanta miglia, cioè da levante verso ponente; ma da tramontana a mezzogiorno è molto stretto, e dal mare Mediterraneo a' confini di diserti di Numidia non c'è di spazio venticinque miglia. Per tale cagione non mai gli sono mancati danni e grandissime offese dagli Arabi che abitano nella vicina parte del detto diserto. E di continovo i re si sono sforzati di tenergli cheti con grandissimi tributi e presenti, ma non poterono sodisfare a tutti: e rade volte nel detto regno si può truovare i passi sicuri. Nondimeno in lui è gran traffico di mercatanti, sí per esser molto vicino a Numidia, sí ancora perché esso è scala al paese dei negri.
Sono ancora nel detto due famosi porti, il porto della città di Horam e quello di Marsa Elcabir, i quali solevano esser frequentati da moltissimi mercatanti genovesi e veniziani, dove facevano grandi traffichi di robe a baratto. Ma questi porti furono dipoi presi dal catolico re Fernando, onde il regno fece gran perdita, di maniera che il re Abuchemmeu fu dal suo popolo scacciato, e posto nella sedia reale Abuzeuen, il quale era stato tenuto prigione dal detto re, che era suo nipote. Ma poco si godé egli l'allegrezza del novo regno, percioché ne fu privo da Barbarossa turco, il quale con certo tradimento lo levò di vita e fecesi re. Abuchemmeu, che era stato scacciato dal popolo, ricorse umilmente alla maestà di Carlo imperadore, ricercando da quello il suo aiuto contra Barbarossa in riscatto del regno.
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