D'indi a molti anni fu rinovata un'altra città, vicina a questa circa a due miglia e fabbricata delle sue pietre, la quale è detta dalla maggior parte Beld Elhuneb, cioè la città delle giggiole, per la molta abbondanza di detti frutti che vi sono d'intorno, i quali gli abitatori seccano e mangiano il verno. Fa questa città circa a trecento fuochi ed è molto abitata, ma ha poche belle case; v'è bene un bellissimo tempio, fabbricato su la marina. Gli uomini sono piacevoli, e quali mercatante e quale artigiano e tessitore di tele, delle quali gran numero ne vendono nelle città di Numidia; ma sono tanto superbi e bestiali che, oltra che occidono i governatori, hanno ardimento di minacciare il re di Tunis di dar la città a' cristiani, se egli buoni e giusti rettori non manda. Accompagnano questa loro superbia con una simplicità grande, percioché li tengono gran fede in alcuni uomini che vanno a modo di pazzi, e credono che quelli siano santi e gli fanno grande onore. In detta città non sono fontane, ma conserve d'acqua di pioggia; e verso la parte di levante v'è una grande e forte rocca cinta di grosse muri, fabbricata dai re di Tunis, dove suole alloggiare il governatore del re. Fuori della città è similmente una grande e larga campagna, la quale s'estende circa a quaranta miglia in lunghezza e venticinque in larghezza, la quale è tutta buona per grano, ed è abitata da certo popolo arabo detto Merdez, che la coltiva tenendo molte vacche e buoi e pecore, delle quali se ne cava tanto butiro che, portandosi a vendere a Bona, quasi non se ne truovano danari, e medesimamente del grano.
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