Viddi ancora fuori della città molti antichi edifici, de' quali ora particolarmente non mi sovviene. D'intorno alla detta città, massimamente verso ponente e mezzogiorno, sono assaissimi giardini ripieni di molti frutti, non meno mirabili di bontà che di grossezza, e spezialmente persiche e melagrane, olive e fichi: e da questi giardini Tunis si fornisce di frutti. La campagna vicina è di buon terreno, ma è molto stretta, percioché da verso tramontana v'è il monte, il mare e il lago della Goletta, e dalla parte di levante e da mezzogiorno confina pure con le pianure di Bensart, che sono tutte del contado della detta città.
Ora la povera città è ridotta in estrema miseria e calamità, né si truovano in lei piú che venti o venticinque botteghe, e circa a cinquecento case brutte e vili. Ma c'è un bel tempio fatto a' nostri giorni e un collegio di scolari, ma non v'è scolaro niuno, di modo che l'entrata è della camera del re. Gli abitatori sono superbissimi, ma poveri e meschini, e dimostrano d'essere molto religiosi. Sono la maggior parte ortolani o lavoratori di campi, ma aggravati dal re per sí fatta maniera che niuno può esser padrone di dieci ducati: la cui ingiustizia a tutti è nota.
La gran città di Tunis.
Tunis è chiamata da' Latini Tunetum, e dagli Arabi Tunus: ma essi tengono questo nome per corrotto vocabolo, percioché nella loro lingua cosa alcuna non significa. Anticamente questa città fu detta Tarsis, come quell'altra ch'è in Asia. Come si sia, ella fu un tempo piccola città, edificata dagli Africani sul lago che è formato della Goletta, discosta dal mare Mediterraneo circa a dodici miglia.
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