E sono questi due borghi ripieni d'infiniti artigiani, pescatori, speziali e d'altri. In questo ultimo è una separata contrada, quasi un altro borghetto, nel quale abitano i cristiani di Tunis, che s'adoperano nella guardia del signore e in altri ufici che non sogliono fare i Mori. È cresciuto dipoi un altro borgo, che è fuori della porta appellata Beb el Bahar, cioè la porta della marina, la quale è vicina al lago della Coletta circa a mezzo miglio: in questo borgo alloggiano i mercanti cristiani forestieri, come sono genovesi, veneziani e catalani, e tutti tengono i loro fondachi e le loro osterie separate dai Mori. Questo borgo è assai grandetto, e fa circa a trecento fuochi fra cristiani e mori, ma le case sono picciole. In modo che fra la città murata e i suoi borghi sono circa a nove o diecimila fuochi. Questa città è veramente bellissima e ordinata, cioè ogni arte è separata dall'altra, e oltre a ciò è molto popolosa e abitata. Ma gli abitatori sono per la maggior parte artigiani, massimamente tessitori di tele, percioché in Tunis si fa grandissima quantità di perfettissime tele, le quali si vendono per tutta l'Africa, e molto care per esser elleno sottili e salde, ché invero le donne della città ottimamente sanno filare. E quando filano usano di sedere in luogo alto, e mandano il fuso molto in giú, o da una finestra che risponda nella corte della casa, o per qualche buco fatto a questo effetto da un solaio all'altro, onde per la gravezza del fuso che va in giú il filo viene ben tirato, intorto ed eguale.
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