Nella detta città sono eziandio molti pozzi d'acqua dolce, benché, quando cresce il Niger, ei se ne va per certi canali vicino alla città. V'è grandissima abbondanza di grani e di animali, onde il latte e il butiro è molto da loro frequentato; ma di sale v'è molta carestia, percioché è portato da Tegaza, discosta da Tombutto circa a cinquecento miglia. E io mi trovai a Tombutto una fiata che la soma del sale valse ottanta ducati.
Il re possiede gran ricchezza in piastre e verghe d'oro, delle quali alcuna è di peso di milletrecento libbre. La sua corte è molto ordinata e magnifica, e quando egli va da una città all'altra con li suoi cortigiani, cavalca sopra camelli e gli staffieri menano i cavalli a mano; e se va a combattere, essi legano i camelli e tutti i soldati cavalcano su cavalli. Qual volta alcuno vuol parlare a questo re, se gli inginocchia innanzi, e piglia del terreno e se lo sparge sopra il capo e giú per le spalle: e questa è la riverenza che se gli fa, ma da quelli solamente che non gli hanno piú parlato, o da qualche ambasciadore. Tiene egli circa a tremila cavalli e infiniti fanti, i quali portano cotai archi fatti di bastoni di finocchi salvatichi, usando di trar con quelli velenate saette. Suole ancora spesse volte far guerra co' vicini nimici e con quelli che non gli vogliono dar tributo, e avendo vittoria fa vendere in Tombutto per insino a' fanciulli presi nella battaglia.
Non nascono in questo paese cavalli, eccetto alcune piccole chinee, le quali sogliono cavalcare i mercatanti per loro viaggio, e anco qualche cortigiano per la città. Ma i buoni cavalli vengono di Barberia, e tosto che sono giunti con la carovana di Barberia, il re manda a scrivere il numero, e se passa a dodici, egli subito si elegge quello che piú gli piace e pagalo assai onestamente.
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