Il re di Tombutto manda in questa città un suo luogotenente, per accommodar li popoli dell'audienza e per levarsi questo fastidio d'andar dodici miglia per terra. E ne' tempi che io mi truovai ve n'era uno parente del re, chiamato Abu Bacr e per sopranome Pargama: era costui negrissimo uomo, ma valoroso d'intelletto e molto giusto. È la città danneggiata da spesse infermità, per cagione della qualità dei cibi che si mangiano, che sono pesci, latte, butiro e carne, tutti mescolati insieme. E da lei se ne vengono quasi la maggior parte delle vettovaglie che sono in Tombutto.
Gago e suo regno.
Gago è una grandissima città simile alla sopradetta, cioè senza mura, ed è discosta da Tombutto circa a quattrocento miglia verso mezzogiorno, e quasi inchina alla parte di silocco. Le case sono comunemente brutte; pure alcune ve ne ha assai apparenti e commode, nelle quali è l'albergo del re e della corte. Gli abitatori sono ricchi mercatanti, e vanno di continovo con le loro mercatanzie d'intorno. Vengono in lei infiniti negri, i quali vi portano grandissima quantità d'oro per comperar robbe che vengono di Barberia e di Europa: ma non ve ne truovano mai tante che supplischino alla quantità dell'oro, e ne portano indrieto sempre la metà o li duoi terzi. Questa città a comparazion dell'altre è molto civile, e vi è moltissima abbondanza di pane e di carne, ma vino o frutto non si può trovare; vero è che è abbondante di melloni, di cetrioli e di coccuccie perfettissime e riso infinito. Sonovi ancora molti pozzi d'acqua dolce.
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