Dal detto regno non si può navigare ad Egitto, percioché l'acqua del Nilo, spargendosi per certe pianure, è tanto bassa che gli uomini e le bestie vi passano a guazzo. In questo regno è una principale città chiamata Dangala, la quale è molto bene abitata e fa circa a diecimila fuochi, ma le case sono tutte triste, fabbricate con creta e pali. Gli abitatori sono uomini molto ricchi e civili, perché fanno mercatanzie nel Cairo e in tutti i luoghi d'Egitto, d'arme, di panni e di diverse altre merce. Nel rimanente del regno sono casali sopra il Nilo abitati dai lavoratori dei terreni, ed è per tutta Nubia grande abbondanza di grano e di zucchero, ma non lo sanno cuocere, in modo che esso divien negro e brutto. Si truova ancora in Dangala molto zibetto e legno di sandolo, e gran quantità d'avorio, percioché vi si prendono molti elefanti. Si truovano eziandio veleni acutissimi, un grano de' quali, partito fra 10 uomini, gli fa morire nello spazio d'un quarto d'ora, ma preso per un solo muore subitamente: e val ducati cento l'oncia. E questo veleno non si vende se non a forestieri, con sicurtà e giuramento che essi non l'abbiano a usare ne' loro paesi, e chi lo compera paga altretanto di dazio al signore quanto fu il prezzo del veleno, onde niuno lo può vender segretamente, sotto la pena della vita.
Il re di Nubia sempre è in guerra, ora con quei di Goran, che sono una generazione di Zingani, i quali rozzamente abitano nel diserto, e niuno intende il lor linguaggio; ora è in fatto d'arme con un'altra sorte di gente, la quale alberga nel diserto oltra il Nilo verso levante, e tende fino al mar Rosso verso i confini di Suachin: e ha questa gente una cotal lingua mescolata al mio giudicio con la caldea, e molto si conforma con quella di Suachin e dell'alta Etiopia, dove è la stanza del Prete Gianni; e questa generazione è detta Bugiha.
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