Sono uomini vili, disarmati, poveri, e vivono di latte di camello, della carne del detto e delle fiere salvatiche; alcuna fiata riscuotono qualche tributo dal signore di Suachin o dal signore di Dangala, e solevan avere una città grossa sopra il mar Rosso chiamata Zibid, dove è un porto che dirittamente risponde al porto del Zidem, il quale è vicino alla Mecca quaranta miglia. Ma da cento anni in qua, per cagione che costoro rubbarono una carovana che portava robba e vettovaglia alla Mecca, il soldano si sdegnò e mandò un'armata pel mar Rosso, la quale assediò e disfece la detta città e il porto de Zibid, che dava loro d'entrata dugentomila saraffi. Allora quelli che fuggirono incominciarono a girsene a Dangala e Suachin, qualche piccola cosa guadagnando. Ma dipoi il signor di Suachin, col favor di certi Turchi armati di schioppi e d'archi, gli dette una gran rotta, percioché in una giornata ammazzarono, di questa canaglia che andava nuda, piú che quattromila persone, e mille ne menarono vivi a Suachin, i quali furono uccisi dalle femine e da' fanciulli.
Questo è quanto brevemente ho potuto scrivere del paese de' negri, de' quali piú particolare informazione dare non si può, percioché ciascuno dei quindici regni è all'altro conforme, sí di sito come di civilità, costume e ordine di vivere, e signoreggiati da quattro signori. Ora io seguiterò dell'Egitto.
OTTAVA PARTE
Dell'Egitto.
Egitto, famosissima provincia, termina da ponente ne' diserti di Barca, Numidia e ancor di Libia; da oriente termina e confina ne' diserti che sono fra Egitto e il mare Rosso, da tramontana nel Mediterraneo, e da mezzogiorno confina pure col terreno e abitazioni di Buggia sopra il Nilo.
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