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      Dall'altro capo della fune legano uno uncino di ferro, lungo un braccio e grosso come un dito d'un uomo, al quale attaccano o castrato o una capra viva, al grido della quale esce il cocodrillo al lito e subito l'inghiotte con tutto l'uncino, il quale gli s'attraversa e ficca nelle interiori, in modo che non si può lasciare. Onde essi ora allungando ora scortandogli la fune, il cocodrillo dibattendosi e or qua or là percotendo, al fine vinto si lascia cadere come morto, e allora i pescatori l'uccidono con certe partigiane, forandogli la gola, le braccia e di sotto le coscie verso il ventre, nei quali luoghi tenerissima ha la pelle, perché un archibuso o falconetto a pena è bastante a passargli la pelle della schiena, tanto è grossa e durissima. Su le mura di Cana viddi piú di trecento capi di questi animali appiccati con le bocche aperte, le quali erano tanto ampie e grandi che vi sarebbe entrata una vacca intera; i denti erano acuti e grandi. Tutti li pescatori delle terre d'Egitto hanno costume, come pigliano uno cocodrillo, di tagliarli il capo e attaccarlo alle mura, come fanno li cacciatori li capi delle fiere.
     
     
      Dragone.
     
      Nel monte Atlante in certe grotte si truovano molti dragoni grossissimi, i quali sono gravi della persona e con fatica si muovono, percioché una parte è grossissima, cioè quella del busto, e l'altra verso la coda è molto sottile, e cosí verso il capo. Sono animali velenosissimi, e se uno a caso gli tocca o è morso da loro, subito le sue carni diventano fragili e s'ammolliscono come il sapone, né v'è scampo alla sua vita.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Primo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1094

   





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