D'un luogo detto Tegazza, dove si cava grandissima quantità di sale, e dove quello si porta e come, e in che modo si fa la mercatanzia di esso sale.
Sopra la detta scala di Hoden piú fra terra giornate sei vi è un luogo che si chiama Tegazza, che vuol dire in nostra lingua «carcadore», dove si cava una grandissima quantità di sale di pietra, e quella ogni anno da grandissime carovane di camelli de' sopradetti Arabi e Azanaghi, partiti in piú parti, vien portata per Tombutto, e di lí vanno a Melli, imperio de' Negri. Dove subito giunto il detto sale in otto giorni tutto si spaccia, a pregio di mitigalli dugento fin trecento la carga, secondo la quantità: e un mitigal val un ducato vel circa; poi col suo oro tornano alle sue case. In questo imperio di Melli vi è gran caldo, e li cibi sono molto contrarii alle bestie quadrupedi, che la maggior parte che vi vanno con le carovane, di cento non ne tornano venticinque indrieto. E nel detto paese non hanno bestie da quattro piedi, perché tutte moreno; e anco molti delli sopradetti Arabi e Azanaghi si ammalano nel detto luogo e moreno, e questo per il gran caldo. E dicono che da Tegazza a Tombutto sono circa quaranta giornate da cavallo, e da Tombutto a Melli trenta.
Ho dimandato a costoro quello che fanno i mercanti di Melli di questo sale: rispondeno che una piccola quantità di quello si consuma nel loro paese, conciosiacosaché, per esser loro propinqui allo equinoziale, dove continuamente è tanto il giorno quanto la notte, vi sono estremi caldi a certi tempi dell'anno, qual putrefà il sangue, per modo che, se non fusse quel sale, moreriano.
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