Quando l'aveva compito, mi dimandava ciò che mi pareva, e perché avea grande appiacere udir recitar delle cose della nostra fede, mi diceva spesso ch'io volesse narrargliene alquanto: in modo ch'io li diceva che la sua era falsa, e quelli che li mostravano simil cosa erano ignoranti della verità, ed essendo presenti quelli suoi Arabi reprovavo la legge di Macometto come cattiva e falsa per molte ragioni, e la fede nostra esser vera e santa, in tanto ch'io facevo corruciare quelli suoi maestri della legge.
E questo signore se ne rideva, e diceva che teneva che la nostra fede fosse buona e che 'l non poteva esser altramente che Iddio, che ne aveva donato tante buone e ricche cose e tanto ingegno e sapere, che anche non ne avesse dato buona legge; ma che nientedimanco ancora loro aveano buona legge, e che 'l tenevan che di buona ragione loro Negri meglio si possino salvare che noi cristiani, percioché Iddio era giusto signore, quale a noi in questo mondo avea dato tanti beni di diverse cose e a loro Negri quasi niente a rispetto nostro: per tanto, avendone dato il paradiso di qua, loro il doveano avere di là. E con queste e simil cose mostrava buone ragioni e buon intendimento di uomo, e molto li piacevano i fatti de' cristiani. E son certo che facilmente s'averia potuto convertire alla fede cristiana, se la paura di perdere il stato non li fusse stata, perché suo nepote, in casa di cui alloggiavo, me lo disse assai volte, e lui medesimo avea grandissimo piacere ch'io li contassi della nostra legge, e diceva ch'era buona cosa udir la parola di Dio.
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