Ptolemeo, che fu molto tempo dapoi Pomponio Mella e Plinio, la volse descriver ne' libri della sua «Geografia», mettendovi li gradi, conoscendo in quella molte cose esser verissime. Al qual auttore non è da imputar che, parlando dell'Africa, non iscrivesse che 'l mar la circondi, avendo quel gentiluomo romano di Marco Varrone detto in verso: «Clauditur Oceano, libyco mare, flumine Nilo»; conciosiacosaché, essendo stato affermato per alcuni scrittori greci che un certo Eudoxo, al tempo delli re Ptolemei di Alessandria, aver voluto navigarvi intorno, questa tal navigazione era stata tenuta per favola e cosa vana. E Strabone, scrittor celebratissimo, si affatica con tutto il suo ingegno nel suo libro secondo di confutarla e dimostrar che non abbia potuto essere: il qual fu nel tempo di Augusto e di Tiberio, quando fiorivano le lettere in Italia e in Grecia. E questa fu la cagione che Ptolemeo, che fu 143 anni dopo Cristo, non ebbe ardir di affermar ch'ella si potesse navigar intorno, ma pose luoghi deserti e pieni di arena, tutti abbruciati dal sole.
Nondimeno ai tempi presenti si conosce apertamente quanta poca cognizione aveano gli antichi come stessero le parti del mondo, e vedendosi in questa navigazion di Annone molte parti degne di considerazione, ho giudicato dover esser di sommo piacere agli studiosi se ne scriverò di alcune poche, che altre volte io notai in certi miei memoriali, avendole udite ragionare da un gentil pilotto portoghese di Villa di Condi, il cui nome per convenienti rispetti si tace.
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