Con costui adunque, il quale era venuto in Venezia con una nave carica di zuccari dell'isola di San Tomé, il conte Rimondo della Torre, gentiluomo veronese, che similmente si trovava in Venezia a piacere, ebbe grandissima famigliarità e amicizia, conoscendolo persona perita non solamente dell'arte del mare, ma ancora, per le lettere e per il molto legger di diversi auttori, pieno di molta cognizione, e sopra tutto delle tavole di Ptolemeo, le quali gli avea molto familiari. E tutto il tempo ch'egli stette in Venezia, di continuo lo volse aver in casa sua, percioché si dilettava d'intendere queste nuove navigazioni, quanto altro uomo che sia stato a' tempi nostri. E questo pilotto, avendo fatti molti viaggi all'isola di San Tomé, qual è sotto la linea dell'equinoziale, non avea lassato porto, fiume o monte della costa dell'Africa verso ponente, che non l'avesse voluta vedere e descrivere con tutte l'altezze e lunghezze e numero di leghe: e aveane sopra certe sue carte fatta memoria, di sorte che ne parlava molto particularmente e sensatamente. Ora, avendo il conte Rimondo letto il viaggio sopradetto, questo pilotto ne prendeva sommo piacere, e si stupiva come, essendo già duomila anni stato scoperto tanto avanti questa costa, niun principe poi l'abbia voluta far navigare e riconoscere, se non da cento anni in qua, al tempo del signor infante don Henric di Portogallo. E gli pareva ben gran cosa come questo capitano Annone avesse avuto tanto ardire di passar tanto avanti, il quale (per il conto ch'esso faceva secondo le tavole di Ptolemeo, che descrive il corno del Noto over Ostro) era arrivato quasi un grado appresso l'equinoziale, non avendo né bossolo né carta da navigare, cose trovate lungo tempo dapoi.
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