Dapoi passano nel colfo di Espero, dov'era quella grande isola qual potria esser una di quelle che si chiama al presente degli Idoli, e vedevano medesimamente i fuochi e udivano gli strepiti de' cembali; e poi trapassano li fiumi ardenti, fin che giungono a quel monte altissimo chiamato il Carro degli Dei, per toccar con le fiamme il cielo. A questo passo il detto pilotto diceva che non si poteva dir che altra montagna altissima si vegga, navigando drieto detta costa da gradi 8 infino alla linea, se non la nominata Serra Liona, la qual è gradi 8 sopra la detta linea; e ancor che sia lontana dal mare molte miglia, nondimeno per la sua altezza appare e si vede grandemente in mare, avendo circondata sempre la cima da foltissime nebbie, che causan di continuo saette e tuoni, i quali fanno che di notte appareno quei fuochi che par che tocchino il cielo. E discorreva che per sua opinione questa montagna era quella che intende Annone, Plinio e Ptolomeo per il Carro degli Dei, né si guardi alla varietà de' gradi, che 'l Carro degli Dei sia posto da Ptolomeo gradi 5 e questa Serra Liona in gradi 8, che, come di sopra è stato detto, tutti i gradi sono stati variati dal tempo e dalla negligenzia degli scrittori. Ma li gradi che sono stati osservati dalli presenti marinari, per ordine dei suoi re, sono verissimi e giustissimi. Come poi trovassero tutta la costa infocata con fiumi di fuoco che sboccavano in mare, questa parte diceva il pilotto esser stata scritta a suo iudicio determinatamente da Annone, e non per favola, percioché, volendo dimostrar a chi leggeria la sua navigazione esser vero ch'egli fusse giunto appresso la linea dell'equinoziale, la quale gli antichi, e massimamente quelli che erano grandi e istimati nelle lettere, affermavano esser bruciata dal sole e non esservi altro che fuoco, volse scrivere che avea veduto tutta la costa ardere di odori e di profumi con li fiumi di fuoco.
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