In la città di Povoasan non danno tanta molestia agli abitanti, per non vi esser boschi vicini. Alcuni anni nascono formiche piccoline negre, in tanta moltitudine che mangiano e rodano tutto ciò che trovano, né si può difendere li zuccheri fatti in pani; ma come piove par che fugghino e si disperdino. Vi fanno anco gran danni li sorzi.
Della radice batata overo igname, e di quante sorti ne siano;
del modo di piantarle e di conoscer quando sono mature.
La radice che appresso gl'Indiani della isola Spagnuola vien chiamata batata, li negri di S. Tomé chiamano igname, e la piantano come cosa principale del suo vivere. Ha il color negro, cioè la scorza di fuori, ma dentro è bianca, ed è di forma grande come una gran rapo con molti branchi; ha il gusto della castagna, ma molto migliore e molto piú tenera. Le mangiano arrostite sotto la cenere e anco lesse: danno gran sustanzia e saziano come pane. Non hanno qualità alcuna, cioè né fredde né calde; sono di facile digestione e per tanto riputate sane. Di queste radici ne sono di diverse spezie, cioè igname cicorero, qual per le navi che vengono a San Tomé a cargar zucchero per conto di vettovaglia se ne porta gran quantità per mare, e dura fresco per molti mesi, e passa un anno che non si guasta; ne sono tre altre sorti di detto igname, cioè di Benim, di Manicongo e il terzo giallo, ma non durano tanto tempo. Quel di Benim è piú delicato al gusto che alcun delli sopradetti. Li negri ne piantano assai, percioché le navi ne levano assai, e il modo del piantar è questo: tagliano queste radici in sonde e sopra cadauna vi lasciano un poco di scorza negra, e quella sonda piantano dove hanno coltivata la terra con le zappe, cioè levatoli via l'erba, e appresso vi piantano un legno lungo, imperoché, come l'igname nasce, si va ravolgendo a torno detti legni a modo de' lupuli.
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