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      Essendo circa tre mesi che stavamo in terra, e il trattato già affermato, e due delle nostre navi caricate di spezie, mandò il capitano un giorno in terra a dire al re che già eran passati tre mesi che gli stavamo nella sua terra, e non aveano caricato salvo due navi, e li Mori gli ascondano le mercanzie, e le navi della Mecca caricavano nascosamente e cosí si partivano; e che 'l detto capitano gli averia molto obligo in farli dar buono spaccio, perché il tempo della sua partita già s'approssimava. Il re gli rispose che gli faria dare tutte le mercanzie che 'l volesse, e che niuna nave de' Mori non caricaria fin a tanto che le nostre navi non fussino caricate e se alcuna nave de' Mori partisse, che 'l capitano la prendesse per veder se la nave avesse alcuna mercanzia, e la faria dare per lo prezzo che ditti Mori l'avessino comprata.
     
      Come i Portoghesi furono assaliti all'improviso dai Mori e malmenati,
      e Ariscorea fattor del re vi fu morto.
     
      Alli XVI di decembre di ditto anno, stando Ariscorea a far conto con duoi fattori scrivani di due nostre navi, le quali già stavano caricate e per partirsi, partí una nave de' Mori con molte mercanzie. Il capitano la prese, e il capitano di quella nave de' Mori e li piú onorevoli di loro discenderono in terra e fecero gran lamenti e rumori, di modo che tutti li Mori si congregorono e furono a parlare al re, dicendogli che noi avevamo ragunato in terra piú ricchezze di quello avevamo portato nel suo regno, e che eravamo uomini ladri e rubbatori del mondo, e che avendo noi preso quella sua nave in sul porto, che faressemo da qui avanti, e che loro s'obbligavano di ammazzarci tutti, e sua altezza rubbasse la casa del fattore.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Primo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1094

   





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