E noi scampammo notando in somma di venti persone, tutti molto feriti, infra li quali scampò un figliuolo del detto Ariscorea, che era d'undeci anni; e cosí entrammo nelli battelli quasi annegati. Il capitano di detti battelli era Sanchio di Tovar, perché il capitano maggiore stava ammalato: e cosí ci condussono alla nave.
Quando il capitan maggiore vidde questa destruzione e mal ricapito, mandò a prender dieci navi de' Mori che stavano nel porto e fece amazzare tutta la gente che si trovava in dette navi: e cosí ammazzassemo fino alla somma di cinquecento o seicento uomini, e trovassemo da venti o trenta che s'erano ascosti nel fondo della nave e sotto le mercanzie. E cosí rubbassemo e pigliassemo quello che dentro aveano: l'una avea dentro tre elefanti, li quali ammazzassemo e gli mangiassemo; e le navi discaricate abbrucciassemo tutte X. E l'altro giorno sequente le nostre navi s'accostorono piú a terra e bombardorono la città, di modo che ammazzammo infinita gente e facemmo molto danno; ed essi tiravano da terra con bombarde molto deboli. E stando cosí, passavano due navi al mare e andavano fino a Panderame, che sta di qui cinque leghe. E le navi andarono a dar in terra, dove stavano altre sette navi grandi in secco, e scaricarono di molta gente in detto luogo di Panderame: e cosí le bombardammo e ammazzammo molta gente, e non le potessemo prendere, perché stavano molto in secco. E subito il capitano determinò che andassimo a Cucchino, dove caricammo le navi.
Come andando a Cucchino, regno discosto da Calicut 30 leghe, abbruciorono due navi cariche di Calicut; e come il re di detto luogo ebbe gran piacer del giunger loro alla sua terra.
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