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      E cosí loro si partirno per il lor cammino e noi altri per il nostro.
     
      Come la nave del capitano Sanchio da Tovar, carica di speziarie, dette in secco e s'aperse, di modo che non si salvò nulla, salvo la gente in camicia.
     
      Alli XII di febraro, quasi sul far della notte, tutti li pilotti e cosí gli altri che avean le carte da navigare dicevan che eravamo presso a terra; e Sanchio da Tovar, che era capitano di una nave grande, disse che lui voleva andare avanti con la sua nave, e mandò a mettere tutte le vele, e si pose avanti l'altre. E quando fu l'ora di mezzanotte, dette in secco e cominciò a far fuoco: e quando il capitano lo vidde, mandò a sorgere, e la notte tanto crebbe il vento che non potevamo comportare. E come alquanto mancò il vento, il capitano mandò subito li battelli alla nave per veder se la poteva salvare; se non, che l'abbruciassero e che se ne venissero con la gente: la nave era già aperta, e posta in luogo donde non potevano uscire. Il vento cresceva tanto che l'altre navi stavano a gran pericolo, per modo che fu necessario governarsi a mano, per che non si salvò nulla, salvo la gente in camicia; e la nave era di dugento tonelli e caricata di speziarie.
      E di lí ci partimmo cinque navi e passammo per Melinde, dove non potemmo entrare; e cosí ne venimmo a Monzambique, onde tollessemo acqua e legne e ponemmo la nave in secco. E di lí mandò il capitano maggiore Sanchio da Tovar in una caravellina, con un pilotto che pigliammo, nell'isola di Ceffalla, per sapere che cosa era quivi; e noi restammo lí ad acconciar la nave, e di lí ci partissemo quattro e andammo ad una angra, cioè a un porto, dove femmo una gran pescaria de pagri.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Primo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1094

   





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