E al partirci il re fece dare un bue a ciascuna nave, e quelli della nave li mandorono uno presente di bacini e saliere di stagno, e uno poco di zafferano. Noi andavamo per la terra tanto liberamente come in Portogallo, e fecionci tanto onore e reverenza, ed erano tante le galline e pesci e melarancie e limoni e molti rinfrescamenti che loro ci venderon, ch'era gran maraviglia. E pigliata acqua quanto volemmo, il detto re fe' scriver lettere all'ammirante, e io Tomé Lopez, scrivano della nave di Ruy Mendez de Brito, fui chiamato a casa del detto re e quivi scrissi la lettera: e el detto Luigi di Moura mi diceva per parte del re quello voleva scrivessi. E anche ci dissono come gli aveva scritto un'altra lettera all'ammirante, ch'era ancora sotto a una montagna discosto da Melinde sei o sette leghe, per causa del tempo; che coloro che portavano dette lettere non avevano altro rimedio ad andarvi se non mettersi in mare fino alla cintura, per causa delle male bestie che di notte vi si trovano, che gli arebbono ammazzati; e tornati con risposta e con uno scritto dell'ammirante, che comandava ad ogni nave portoghese che per quivi passava che non vi soprastesse. E piú ci dettono altre lettere che Giovan da Nuova li mandava da Quilloa, il quale se ne tornava in Portogallo, e contava come il re di Calicut armò contra di lui una gran flotta, e come la ruppe e fracassò: la qual lettera io Tomé Lopez copiai; e dipoi ci dette la detta lettera per mostrarla all'ammirante.
Questi medesimi ci contavano come il re di Quilloa era già fatto tributario del re nostro signore di 450 o 500 pesi d'oro per anno, il qual re si scusava e non voleva venire a parlare all'ammirante perch'era ammalato, e con questo modo andava dilatando, e non voleva dare né pigliare accordo co' cristiani, come fe' altre volte con Pietro Alvares Cabral.
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