I nostri si misono ne' battelli e andorono a loro, e se non fussino stati tanto furiosi e avessinli lasciati appressare un poco piú, ne arebbono presi parecchi; ma come viddono e' battelli andare alla volta loro, subito presono l'altra volta inverso la città. I nostri uscirono tanto furiosi che in poco tempo furon presso a loro, tanto che dalle navi pareva si volessino afferrare; e di poco in poco li traevano con le bombarde, e loro con le freccie: però loro non avevano tanto spazio che potessino cantare una canzona d'accordo sonando la palma. I nostri gli seguiron fino a tanto che li fecero dare in terra, e non avevano altro che fare che saltare a terra fuori delle almadie e fuggire alla città, e molti non avevano tempo per portarne l'arco e le freccie. I nostri non si vollono tanto assecurare e andar a terra a pigliar quello che restava nell'almadia, perché oltre a questo eran già nella piaggia molte genti, alle quali stettono traendo uno gran pezzo, di modo che quando si tornorono alle navi era già notte oscura.
Come i Portoghesi fecero vela alla volta di Cocchin, e quello che raccontasse Consalvo Gil, venuto alla capitana grande, dell'armata che andava a Calicut, persa in mare per fortuna. E come il figliuol del re di Cocchin andò a salutar l'ammirante e ringraziarlo della buona opera fatta al signor parente del re salvandoli tre navi, offerendosi darli il carico.
Mercoledí mattina adí 3 di novembre facemmo vela alla volta di Cocchin, e sopra la detta città restorono sei navi e una carovella, sotto la capitanaria di Vicenzo Sodre, per impedirle il mare, tanto della vettovaglia come dell'altre cose.
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