Donde io, avendo grandissimo desiderio di simili effetti, lasciando stare i cieli, come peso convenevole alle spalle di Atlante e di Ercole, mi disposi a voler investigare qualche particella di questo nostro terreno globo; né avendo animo (cognoscendomi di tenuissimo ingegno) per studio over conghietture pervenir a tal desiderato fine, deliberai con la propia persona e con gli occhi medesimi cercar di cognoscer li siti delli luochi, le qualità delle persone, le diversità degli animali, la varietà degli arbori fruttiferi e odoriferi dell'Egitto, della Soria e dell'Arabia Deserta e Felice, della Persia, dell'India, dell'Etiopia, massime ricordandomi esser piú da stimare un testimonio di vista che dieci d'udita.
Avendo adunque col divino aiuto in parte sodisfatto all'animo mio, e ricercate varie provincie e strane nazioni, mi pareva niente aver fatto se delle cose da me viste e provate, meco tenendole ascose, non ne facessi partecipi gli altri uomini studiosi. Onde mi sono ingegnato, secondo le piccole forze, di scriver questo mio viaggio piú diligentemente che ho potuto, giudicando far cosa grata alli lettori, che, dove io con grandissimi pericoli e intolerabili fatiche mi sono dilettato vedendo nuovi abiti e costumi, loro senza disconcio o pericolo leggendo ne piglino quel medesimo frutto e piacere.
Ripensando poi a chi meglio potessi indrizzare queste mie fatiche, mi occorse Vostra illustriss. ed eccellentiss. Signoria, quasi unica osservatrice delle cose notabili e amatrice di ogni virtú. Né mi par vano il mio giudicio, per l'infusa sapienzia dal splendor e lume dello illustrissimo ed eccellentissimo Signor duca d'Urbino suo genitore, quasi a noi un sole d'arme e di scienzia.
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