Ivi nascono bonissimi frutti, e massime buone uve lunge e senza ciolo, e sonovi bellissimi giardini e fontane.
Partitomi de lí, arrivai alla nobilissima città di Damasco.
Di Damasco.
Veramente non potria dire la bellezza e bontà di questa nobilissima città, nella qual dimorai alcuni mesi per imparar la lingua moresca. È abitata tutta da Mori e Mammalucchi, e anco da molti cristiani grechi. E qui mi occorre recitar il governo del signore, il qual è sottoposto al gran soldano del Cairo. Nella detta città è uno bellissimo e forte castello, il qual dicono aver fondato un Mammalucco fiorentino a spesa sua, essendo signor di quella: e fin oggidí in ogni cantone di detto castello è scolpita l'arma di Fiorenza in marmo. E ha le fosse intorno grandissime, con quattro fortissimi torrioni e con ponti levatori e buona artegliaria, e di continuo vi stanno 50 Mammalucchi provisionati col castellano, li quali stanno ad instanzia del gran soldano. E quel Fiorentino era mammalucco del gran soldan, e nel tempo suo fu (com'è fama) attossicato il soldano e, non trovandosi chi lo liberasse di detto tossico, Dio volse che 'l detto Fiorentino lo liberò: e per questo li dette la detta città di Damasco, e cosí fec'il castello. Poi morse in Damasco, e il popolo l'ha in tanta venerazione quanto si fusse stat'un santo, con grandi luminarie. E d'allora in qua sempr'il castello sta a posta del soldano, e quando si fa un soldan nuovo, uno delli suoi signori, li quali si chiaman ammiragli, dice: «Signore, io son stato gran tempo tuo schiavo; donami Damasco e io ti darò 100 o 200 mila seraffi d'oro». Il soldan li fa la grazia.
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