Del detto Damasco.
Poi che detto abbiamo delli costumi del signor di Damasco, al presente mi occorre referire alcune cose della città, la quale è molto populata e molto ricca. Non si potria stimar la ricchezza e la gentilezza de' lavori che ivi si fanno; qui avete grandissima abbondanza di grano e di carne, ed è la piú abbondante terra de frutti che mai si vedesse, e massime d'uva d'ogni tempo fresca. Dirò delli frutti buoni che vi sono e de' tristi: melegranate e melecotogne buone, mandorle e olive grosse buonissime, rose bianche e rosse le piú belle che mai si vedessero, belli pomi e peri e persichi, ma tristissimi al gusto: e la cagione di questo è che Damasco è molto abbondante di acque. Va una fiumara per mezzo della città, e una gran parte delle case ha fontane bellissime di mosaico; e le stanzie di fuori sono brutte, ma dentro sono bellissime, con molti lavori di marmo e di porfido. E vi sono molte moschee: fra l'altre ve n'è una principale, ch'è della grandezza di San Pietro di Roma, ma è scoperta in mezzo e intorno è coperta in volto, e lí tengon il corpo di san Zacaria profeta, com'è fama, e fannoli grandissimo onore; e nella detta moschea sono quattro porte principali di metallo, e dentro vi sono molte fontane. Vedesi ancora dov'era la canonica che fu già de' cristiani, nella quale sono molti lavori antichi di mosaico. Ancora si vede dove dicono Cristo aver detto a san Paolo: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?», qual luoco è fuori d'una porta di detta città circa un miglio, e ivi si sepelliscono tutti li cristiani che morono in detta città. È ancora nelle mura di detta città quella finestra, dove (come dicono) san Paolo stav'in prigione: li Mori piú volte l'hanno murata, e la mattina si trova rotta e smurata, come l'angelo la ruppe quando tirò san Paolo fuor di detta finestra.
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