Delle mercanzie che vengono alla città della Mecca
Primo diremo della mercanzia, che vien da piú parti: dall'India maggiore, la qual è posta di qua e di là dal fiume Ganges, vengono assai gioie e perle e d'ogni sorte di speziarie; e ancora vengono dall'India minore, da una città chiamata Banghalla, grandissima quantità di panni di bambagio e di seta; e anche dall'Etiopia certa sorte di speziarie; per modo che in questa città si fanno grandissimi traffichi di mercanzia, cioè di gioie, spezie d'ogni sorte in quantità, bombagio in gran copia, sete e cose odorifere in grandissima abbondanzia.
Della perdonanza della Mecca.
Or torniamo alla perdonanza de' detti pellegrini. In mezzo della città è un bellissimo tempio a comparazion del Coliseo di Roma, non di quelle pietre grandi, ma di pietre cotte: ed è tondo a quel modo, e ha novanta over cento porte intorno, ed è in volto. All'entrar del detto tempio si descende per dieci over dodici scalini per tutte le parti, e di qua e di là di detta entrata stanno uomini che vendono gioie e non altra cosa; e quando l'uomo è disceso detti scalini, trova il detto tempio intorno coperto e ogni cosa messo a oro, cioè le mura. E sotto alle dette volte stanno quattro o cinquemila persone, le quali vendono tutte cose odorifere, e la maggior parte sono polvere per conservar li corpi umani quando si sotterrano, perché de lí vanno per tutte le terre de' pagani: veramente non si potria dir la suavità e gli odori che si sentono in quel tempio, che par essere in una speziaria piena di muschio e benzuí e d'altri odori suavissimi.
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