Dapoi mi ammaestrò del modo ch'io aveva a tenere, e de indrizzarmi ad uno re che sta nella parte dell'India maggiore, che si chiama re di Decan, del qual diremo quando sarà il tempo. Un giorno avanti che la carovana si partisse, mi fece ascondere in casa sua in loco secreto.
La mattina sequente andavano per la città grandissima quantità d'instrumenti sonando all'usanza loro, e i trombetti andavano faccendo il bando per tutta la città che tutti li Mammalucchi, sotto pena della vita, dovessero montar a cavallo e pigliar il suo viaggio verso la Soria. Donde gran perturbazione astringeva il cor mio, quando sentia mandar tal bando, e di continuo mi raccomandava alla moglie del detto mercante, piangendo e raccomandandomi a Dio, che mi campasse da tanta furia. Un martedí mattina si partí la detta carovana, e il mercante mi lasciò nella sua casa con la sua donna, ed egli se n'andò con la carovana; e disse alla donna ch'el venerdí sequente mi dovesse far accompagnare con la carovana dell'India che andava al Ziden, cioè al porto della Mecca, che vi sono miglia quaranta. La compagnia che mi fece la detta donna non si potria dire, e massime una sua nipote molto bella di quindeci anni, le quali mi promettevano, volendo io restare, di farmi ricco: e io, per il pericolo presente, posposi ogni sua promessa. Il venerdí sequente mi parti' con la carovana al mezzogiorno, con non piccolo dispiacere e lamentazioni delle prefate donne, e a mezzanotte arrivammo ad una certa villetta di Arabi, e lí stemmo sino a mezzogiorno del dí sequente.
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