La regina pur stava alla finestra, dicendo: «Ammazza, ammazza quella bestia», qual subito si partitte, né mai piú lo viddi.
Trovando il governatore di questa città per molti indicii che li miei compagni con perfidia volevano fuggire, e che aveano fatto un buso nella prigione e s'aveano cavati li ferri, e io non, e perché sapeva la regina pigliarsi gran piacere di me, non mi volse far dispiacere se prima non parlava con lei: la quale, inteso ch'ebbe ogni cosa, mi giudicò infra sé esser savio e mandò per me, e fecemi mettere in una stanzia a basso pur nel palazzo, la qual stanzia non avea porta da uscir fuori da basso, e tuttavia con li ferri ai piedi.
Delli ragionamenti che egli ebbe con la regina, e con quanto ingegno e astuzia si fece far libero e poi lassar andar in la città di Aden.
La notte sequente la regina mi venne a trovare con cinque o sei damigelle e cominciò a disaminarmi, e io pian piano li cominciai a dar ad intendere ch'io non era pazzo. Ed ella, prudente, conoscette chiaramente che io era savio, e cosí cominciò a carezzarmi con mandarmi un buon letto alla loro usanza e molto ben da mangiare. Il dí seguente mi fece far un bagno pur all'usanza loro con molti profumi, continuando queste carezze per dodici giorni; cominciò poi a descendere a visitarmi ogni sera a tre o quattro ore di notte, e sempre mi portava di buone cose da mangiare, ed entrando dove io era mi chiamava: «Lodovico, vien qua, hai tu fame?» E io le rispondeva: «Sí, per la fame ch'ha da venire», e mi levava in piedi e andava a lei in camicia.
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Aden
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