E per questo rispetto mai non volsi consentire a lei, e ancora perché non voleva perder l'anima e il corpo; tutta la notte io piangeva, raccomandandomi a Dio.
De lí a tre giorni venne il soldano, e la regina subito mi mandò a dire che, s'io voleva star con lei, essa mi faria ricco. Io le risposi che una volta mi facesse levar li ferri, e satisfacesse alla promessa ch'ella avea fatta a Dio e a Maumetto; dipoi faria ciò che piacesse a sua signoria. Subito ella mi fece andar avanti il soldano, qual mi dimandò dove io voleva andare, poi ch'avesse cavato li ferri. Io li risposi: «O signore, io non ho né padre né madre né moglie né figliuoli né fratelli né sorelle: non ho se non Dio e il profeta e tu, signore. Piaccia a te di darmi da mangiare, che io voglio esser tuo schiavo in vita mia»; e di continuo lagrimava. E la regina sempre era presente, e disse al soldano: «Tu darai ancora conto a Dio di questo pover'uomo, il qual senza cagione tanto tempo hai tenuto in ferri. Guardati dalla ira di Dio». Disse il soldano: «Orsú, va' dove tu vuoi, io ti dono la libertà», e subito mi fece cavar li ferri. E io mi inginocchiai e gli baciai li piedi, e alla regina baciai la mano, la qual mi prese pur ancora per la mano, dicendo: «Vien meco, poveretto, perché so che mori di fame». E come fui nella sua camera, mi baciò strettamente piú di cento volte, e poi mi dette molto ben da mangiare; e io non aveva alcuna volontà di mangiare: la cagion era ch'io viddi la regina parlar al soldano in secreto, e pensava ch'ella m'avesse dimandato al soldano per suo schiavo.
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Dio Dio Maumetto Dio Dio Dio
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