E veramente assai ve ne sono in quel paese, che fanno pur questa santa vita, ma sono ingannati per non aver la fede e il battesimo. Fatto ch'io ebbi la mia orazione, il secondo giorno finsi d'esser liberato per la virtú di quel santo, e feci scriver alla regina come io era, per virtú di Dio e di quel santo uomo, risanato; e poi che Dio mi avea fatto tanta grazia, io voleva andar a veder tutto il suo reame: e questo io facea perché in questo luogo era l'armata, la qual non si potea partire fino ad un mese. E io secretamente parlai ad un capitano d'una nave, e dissigli ch'io voleva andare in India, e se lui mi voleva levare li faria un bel presente. Ei mi rispose che, prima che gli andasse in India, voleva toccare in la Persia, e io di questo mi contentai e cosí restammo.
Di Lagi, città dell'Arabia Felice, e di Aiaz e del mercato in Aiaz, e di Dante castello.
Il giorno seguente montai a cavallo e, cavalcato cerca quindeci miglia, trovai una città chiamata Lagi, la qual era in terra piana senza alcun monte appresso e molto ben populata. Qui nasce grandissima quantità di dattali, e ancora v'è carne assai e grano a usanza nostra; qui non è uva, e hanno gran carestia di legne. Questa città non è civile, e gli abitatori d'essa sono Arabi, li quali non sono molto ricchi.
De lí mi parti' e andai ad un'altra città distante dalla predetta una giornata, e chiamasi Aiaz, la quale è posta fra duoi colli di una montagna, in mezzo li quali vi è una bellissima valle con una bella fontana; nella qual valle si fa il mercato, dove vengono gli uomini e donne dell'uno e l'altro monte, e pochi sono quelli giorni del mercato che non vi si faccia questione.
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