Partimmi e andai ad un'altra terra chiamata Giulfar, la qual è ottima e abbondante, e lí è buon porto di mare. Dal qual porto alzando le vele, con li proprii venti arrivammo ad un altro porto, chiamato Meschet.
De Ormus, città e isola di Persia, e come in quella si pescano perle grandissime.
Seguitando noi il nostro viaggio, partimmo da Meschet e andammo alla nobile città di Ormus, la quale è bellissima ed è isola e principale, cioè per terra di mare e per mercanzie, ed è distante da terra ferma dieci o dodici miglia. Nella detta isola non si trova né acqua né vettovaglia a sufficienza, ma tutto gli viene da terra ferma. Appresso di quest'isola tre giornate si pescano le piú grosse perle che si ritrovano al mondo, e pescansi in questo modo: sono certi pescatori, con alcune barche piccole, li quali gittano un sasso grande con una corda grossa, una da poppa e un'altra da prova, acciò la detta barca stia ferma, e un'altra corda gettano al fondo pur con un sasso in mezzo della barca; e uno delli pescatori si pone un paro di bisazze al collo e ligasi una pietra grossa alli piedi, e va quindeci passa sotto acqua e sta sotto quanto può, per trovar le ostreghe dove stanno le perle, le quali ritrovate pone nelle bisazze, e poi lassa il sasso qual teneva ne' piedi e vien suso per una delle dette corde. Si trovano alcuna volta trecento navilii di piú paesi venuti per questo effetto. Il soldano di questa città è maumettano.
Del soldano di Ormus, e della crudeltà del figliuolo contra il soldano suo padre, sua madre e fratelli, quali ammazzò e poi fu morto egli.
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