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      Ogni mattina li Bramini, cioè sacerdoti, vanno a lavare il detto idolo tutto quanto con acqua odorifera, e poi lo profumano e, come l'hanno profumato, l'adorano. E alcuna volta fra la settimana li fanno sacrificio in questo modo: hanno una certa tavoletta fatta e ornata in modo di uno altare, alta da terra tre palmi, larga quattro e lunga cinque, la qual tavola è molto bene ornata di rose, fiori e altre gentilezze odorifere, sopra la quale mettono sangue di gallo e carboni accesi in un vaso d'argento, con molti profumi di sopra; hanno poi un turibulo col quale incensano intorno al detto altare, e una campanella d'argento la qual sonano molto spesso. Tengono in mano un cortello d'argento, col quale hanno ammazzato il gallo, e quello intingono nel sangue, e lo mettono alcuna volta sopra il fuoco, e alcuna volta lo pigliano, e fanno alcuni atti come colui che vuol giocare di schirmia: e finalmente abbruciano tutto quel sangue, stando continuamente candele di cera accese. Il sacerdote che vuol fare il sacrificio mette alle braccia, alle mani e a' piedi alcuni manigli d'argento, li quali fanno grandissimo romore, come sonagli, e porta al collo uno pentacolo (quello che si sia non so). E quando ha fornito di fare il sacrificio, piglia tutte due le mani piene di grano e si parte dall'altar e va all'indrieto, sempre guardando all'altare, infino che arrivi appresso a uno certo arbore: e quando è giunto all'arbore, ei getta quel grano per sopra la testa, alto tanto quanto può sopra dell'arbore, poi ritorna e lieva ogni cosa dell'altare.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Primo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1094

   





Bramini