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      Se io non vi dechiarassi in che modo fa tante cose, voi non lo credereste e manco potreste intenderlo. E detto arbore fa le predette noci come saria un ramo di dattali, e ciascun arbore fa cento o dugento di queste noci, sopra le quali vi è una scorza, della quale se ne cava una certa cosa come bombagio o vero lino: e questo si dà acconciare alli maestri, e del fiore di questo lino ne fanno panni sottili come di seta, e di quel grosso lo filano e fanno corde piccole, e di piccole ne fanno grosse, e queste si adoperano per mare. Dell'altra scorza della detta noce se ne fa carbone perfetto. Dapoi la seconda scorza v'è la noce per mangiare: la grossezza del detto frutto è come il dito piccolo della mano, ed è miglior che la mandola. In mezzo della detta noce, come comincia a nascere, cosí si comincia a creare l'acqua dentro; e quando la noce ha la sua perfezione, allora è piena d'acqua, per modo che vi è tal noce che averà duoi bicchieri d'acqua, la quale è perfettissima e suavissima da bere, e quanto alcuna cosa che l'uomo si possi immaginare. Della detta noce se ne fa oglio perfettissimo. E cosí avete da questa sette utilità.
      Quando l'arbore è grande, alcuni rami non lasciano che produchin noci, ma gli tagliano alla mità, dandoli una certa sfenditura con un coltello, e poi li mettono sotto una zucca o vaso, dove distilla un certo liquore: e raccogliono fra il dí e la notte mezo boccale, il qual beono, e alcuni lo pongono al fuoco e ne fanno di una, di due e tre cotte, in modo che pare una acquavita, la quale solo ad odorarla, non che a beverla, fa alterar il cervello dell'uomo.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Primo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1094