Noi alloggiammo in casa d'un dei detti mercatanti, e li dicemmo donde venivamo, e che noi avevamo molti coralli da vendere e zaffarano e molto velluto figurato e molti coltelli: il detto mercatante, intendendo noi avere tal mercanzie, ne prese gran piacere. Questa terra è abbondantissima d'ogni cosa a usanza d'India, ma non vi nasce grano; di riso che raccogliono ne hanno grande abbondanzia. La legge, il viver, l'abito e i costumi sono ad usanza di Calicut, e sono genti bellicose, ancora che non abbiano artigliaria alcuna. E perché questa terra era in gran guerra col re di Tarnassari, a noi non parve di dimorar molto tempo, ma stati che fummo certi pochi giorni, pigliammo poi il nostro cammino verso la città di Tarnassari, ch'è distante cento miglia di lí, alla qual arrivammo in quattordici giorni.
Di Tarnassari, città d'India.
La città di Tarnassari è posta presso al mare, ed è terra piana e ben murata, e ha un buon porto, cioè una fiumara, dalla banda verso tramontana. Il re di questa città è gentile ed è potentissimo signore, e di continuo combatte col re di Narsinga e col re di Banghalla. E ha costui cento elefanti armati, i quali sono maggiori che mai vedessi, e tiene di continuo centomila uomini, parte a piedi e parte a cavallo, per combattere. L'armatura sua sono spade piccole e alcune sorti di rotelle, delle quali alcune son fatte di scorze di testuggini e alcune ad usanza di Calicut; hanno gran quantità di archi e lance di canna, e alcune ancora di legno, e quando vanno in guerra portano addosso una vesta piena di bombagio, molto forte imbottita.
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