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      Accostumano ancora alcune cerbottane, con le quali tirano freccie attossicate: e le tirano con la bocca, e ogni poco che faccino di sangue, muore la persona. Qui non si usa artiglieria di sorte alcuna, e manco le sanno fare. Questi mangiano pane di grano; alcuni altri ancora mangiano carne di castrati o di cervo o vero di porco salvatico, e altri mangiano pesci e frutti.
     
     
      Come in questa isola li vecchi si vendono da' figliuoli overo da' parenti, e poi se li mangiano.
     
      Vi sono uomini in questa isola che mangiano carne umana. Hanno questo costume, che essendo il padre vecchio, di modo che non possi far piú esercizio alcuno, li figliuoli over li parenti lo mettono in piazza a vendere, e quelli che lo comprano l'ammazzano e poi se lo mangiano cotto. E se alcun giovane venisse in grande infirmità, che paresse alli suoi che 'l fusse per morire di quella, il padre overo fratello dell'infermo l'amazzano, e non aspettano che 'l muora: e poi che l'hanno morto, lo vendono ad altre persone per mangiare. Stupefatti noi di simil cose, ci fu detto da alcuni mercatanti del paese: «O poveri Persiani, perché tanto bella carne lasciate mangiar alli vermi»? Inteso questo, subito il mio compagno disse: «Presto, presto, andiamo alla nostra nave, che costoro piú non mi giungeranno in terra».
     
     
      Dove nel mese di giugno nel mezzogiorno in l'isola della Giava
      il sole faceva ombra; e come si partirono.
     
      Dissero li cristiani al mio compagno: «O amico mio, portate questa novella di tanta crudeltà alla patria vostra, e portateli ancora questa altra che vi mostraremo». E dissero: «Guardate qui, adesso che è mezzogiorno, voltate il viso dove tramonta il sole». E alzando noi gli occhi, vedemmo il sole che ne faceva ombra a man sinistra piú d'un palmo, e a questo comprendemmo che eravamo molto distanti dalla patria nostra, per il che restammo molto maravigliati.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Primo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1094

   





Persiani Giava