Quando noi vedemmo questa armata, che fu adí XVI del mese sopradetto, veramente, a veder tanti navilii insieme, parea che si vedesse un grandissimo bosco, per li arbori grandi delle navi. Noi cristiani veramente sempre speravamo che Dio ci avesse da aiutare a confondere la fede pagana. E il valentissimo cavaliere capitano dell'armata, figliuolo di don Francesco de Almeida, vice re dell'India, era qui con undeci navi, fra le quali erano due galee e uno bergantino; e come vidde tanta moltitudine de navi, avendo avanti gli occhi le valorose imprese de' suoi antecessori, non volendo punto degenerare da quelli, chiamati a sé tutti li cavalieri e uomini di dette navi, gli cominciò ad esortar e pregar che volessero, per l'amor di Dio e della fede cristiana, esponersi volentieri a patir la morte, dicendo in questo modo: «O signori, o fratelli, oggi è quel giorno che tutti ci dobbiamo ricordar della passione di Cristo, e quanta pena portò per redimer noi peccatori. Oggi è quel giorno che ne saranno scancellati tutti li nostri peccati e che Dio ne riceverà nella sua santa gloria. Per questo vi prego che vogliate andar vigorosamente contra questi cani, perché spero che Dio ne darà vittoria e non vorrà che la fede sua manchi». Immediate un santo padre spirituale, che stava sopra la poppe della nave del detto capitano, alzò con grandissima devozione un crucifisso con le sue mani, che tutte le genti lo potevano vedere, e fece un bel sermone, esortandone a far quel ch'eravamo obligati per la fede cristiana.
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