E il nostro capitano gli volse lasciar venire a riscontro la città di Canonor, perché 'l re di Canonor stava a vedere, per mostrarli quanto era l'animo de' cristiani.
In questo mezzo il capitan comandò che tutti mangiassero, e poi che ebbero mangiato, il vento cominciò un poco a rinfrescare. Il capitano disse: «Orsú, fratelli, adesso è il tempo che tutti siamo buoni cavalieri», e cominciò andar alla volta di queste due grandissime navi. Non vi potrei dire la sorte degl'infiniti instrumenti che sonavano ad usanza loro, che pareva che 'l mondo venisse a fine. Il capitano valentemente s'incatenò con una delle navi de' Mori, cioè con la piú grossa, e li Mori tre volte gittorono via la nostra catena: alla quarta volta rimasero attaccati, e subito li cristiani saltorono nella detta nave, dov'erano seicento Mori. Qui a spada per spada si venne alle mani, e fu fatta crudelissima battaglia con grandissima effusione di sangue, per modo che di questa nave non scampò alcuno, ma tutti rimasero morti. Poi il nostro capitano andò a trovar l'altra nave grande de' Mori, la quale stava già incatenata con un'altra delle nostre navi, e qui ancora si combatté terribilmente, e vi morirono cinquecento Mori. Quando queste due navi grosse furon prese, tutto il resto dell'armata de' Mori si mise alla disperata e circondò le nostre undici vele, per modo che era tal nave delle nostre ch'avea intorno quindici e venti di quelle de' Mori a combattere. Qui fu un bel veder menar le mani ad uno valentissimo capitano chiamato Giovan Serrano, il qual fece con una galea tanta crudeltà de' Mori che non si potria dire: e fu volta ch'egli avea intorno alla sua galea cinquanta navilii da remi e da vela, tutti con artigliaria, e per grazia di Dio si prevalse e non furono morti de' cristiani se non pochi, cioè VIII o X, ma feriti infiniti.
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