Il combattere loro era in questo modo: venivano due o tremila alla volta, e portavano tante sorti di suoni di diversi instrumenti e tanti fuochi artificiati, e poi con tanta furia correvano, che veramente averiano fatto paura a diecimila persone. Ma li valentissimi cristiani andavano a trovarli di là dal pozzo, e mai non s'accostarono alla fortezza a duo tiri di pietra, e ne bisognava ben guardarci davanti e da drieto, perché alcuna volta venivano di questi Mori per mare con LX parao per pigliarci in mezzo. Nondimeno ogni giorno di battaglia ne ammazzavamo dieci e quindeci e venti di loro, e non piú, perché, come vedevano alcuno delli suoi morto, subito si mettevano in fuga; pur una volta fra l'altre una bombarda, chiamata la serpe, in un tiro ne ammazzò XVII, ed essi mai per la grazia di Dio non ammazzorono alcuno di noi: dicevano che noi tenevamo il diavolo che ci defendeva.
Questa guerra durò dalli 27 di aprile fin alli 27 d'agosto, perché allora venne l'armata di Portogallo, della quale era capitano il valentissimo cavaliere il signor Tristan da Cugna. Come egli giunse per mezzo Canonor, noi facemmo segno che stavamo in guerra, e subito il prudente fece armar tutti li battelli delle navi ed entrarvi dentro trecento cavalieri armati d'arme bianche, in modo che, se non fosse stato il nostro capitano che ci ritenne, subito smontati in terra noi volevamo andar a bruciar la città di Canonor. Pensate, o benigni lettori, che allegrezza fu la nostra quando vedemmo tal soccorso, perché in vero eravamo tanto stracchi che non potevamo piú durare, e appresso la maggior parte feriti.
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