Passato che avemmo poi dugento leghe, ancora avemmo grandissima fortuna per altri sei giorni, dove si perdette tutta l'armata un dall'altro, e chi andò in qua e chi in là. Cessata la fortuna, pigliammo il nostro cammino e per fino in Portogallo non ci vedemmo piú.
Io andava nella nave di Bartolomeo Marchioni, Fiorentino abitante in Lisbona, la qual nave si addimandava San Vicenzo e portava settemila cantara di spezie d'ogni sorte. E passammo appresso d'un'altra isola chiamata Santa Elena, dove vedemmo duoi pesci che ciascun di loro era grande come una gran casa, li quali, ogni volta che veniano sopra l'acqua con la bocca aperta, parea che discoprisseno il viso e che alzassino le sopraciglie della fronte, a modo di uomo armato quando alza la visiera, e quella poi abbassavano quando volevan camminare sotto acqua, la qual fronte era larga quasi tre passa. Dall'empito de' quali ne l'andare sotto acqua fummo tutti spaventati, in modo che scaricammo tutta l'artiglieria per farli dipartire di quel luogo. Poi trovammo un'altra isola chiamata l'Ascensione, nella quale trovammo certi uccelli grossi come anitre, li quali si posano sopra la nave, ed erano tanto semplici e puri che si lasciavano pigliare con le mani; ma quando erano presi, parevano molto bravi e feroci, e prima che fussero presi guardavano noi come una cosa miracolosa: e questo era per non aver mai piú visto uomini, perché in questa isola non v'è altro che pesce e acqua e questi uccelli.
Passata la detta isola, navigando alquanti giorni, cominciammo a vedere la stella tramontana.
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