E nondimeno molti dicono che, non vedendosi la tramontana, non si può navigare se non col polo antartico: lassateli dire, noi navigammo sempre con la tramontana, e ben che non si veda la detta stella, nientedimeno la calamita fa sempre l'officio suo e tira al polo artico. Dapoi alcuni giorni arrivammo in un bel paese, cioè all'isole degli Astori, le quali sono del serenissimo re di Portogallo; e prima vedemmo l'isola del Pico e quella di San Giorgio, l'isola dei Fiori, quella del Corvo, la Graziosa, l'isola del Faial, e poi arrivammo all'isola Terziera, nella qual stemmo duoi giorni: queste isole sono molto abbondanti.
Poi partimmo de qui e andammo alla volta di Portogallo, e in sette giorni arrivammo alla nobile città di Lisbona, la quale è una delle nobili e buone ch'io abbia visto. Lo piacere e l'alleggrezza ch'io ebbi, giunto ch'io fui in terra ferma, lo lasso pensar a voi, o miei lettori benigni. E perché il re non era in Lisbona, subitamente mi posi in cammino e andai a trovarlo in un suo luoco, chiamato Almada, a riscontro della quale è Lisbona. Dove arrivato, fui a basciar la mano a sua Maestà, la qual mi fece molto carezze e tennemi alquanti giorni alla sua corte, per saper le cose dell'India. Passati alquanti giorni, mostrai a sua Maestà la carta di cavalleria, la qual me avea fatta il vice re in India, pregandola (se le piaceva) de volermela confirmare e signar di sua mano, mettendovi il suo sigillo. Visto ch'ebbe detta carta, disse che era contento, e cosí mi fece fare un privilegio in carta membrana, signato di sua mano col suo sigillo e registrato.
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