E pigliata che ebbi licenzia da sua Maestà, me ne venni alla volta della città di Roma.
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La navigazione di Iambolo mercatante, dai libri di Diodoro Siculo, tradotta di lingua greca nella Toscana.
Ora brevemente abbiamo da narrare della isola ritrovata nell'Oceano verso mezzogiorno, e di quelle cose che in essa dicono esser fuori d'ogni credenza, e anco per qual cagione ella fosse ritrovata.
Un Iambolo greco, il quale dalla prima fanciullezza fu nutrito e ammaestrato nelle buone lettere, dopo la morte del padre, che fu mercatante, si diede anch'egli ad attendere alla mercanzia. E passando in quelle parti di Arabia dove nascono le spezierie, co' suoi compagni insieme fu preso da' ladroni, e primamente con uno de' suoi conservi fu posto a guardar bestie, dipoi con esso lui fu un'altra volta preso da' Negri e menato di là in quella parte dell'Etiopia ch'è vicina al mare. Costoro, essendo forestieri, furon presi per farne espiazione, cioè per purgar i peccati di quel paese. Era un costume appresso i detti Negri che abitavano in quei luoghi, lasciato loro dagli antichi tempi per voce dell'oracolo degli dei e osservato già per venti progenie, cioè per seicento anni, conciosiaché una progenie si compiva in trenta anni, che dovessero far questa espiazione con due uomini forestieri. Tenevano apparecchiata una barchetta di conveniente grandezza, atta a sopportar la fortuna del mare, e che potesse esser governata da due uomini, e vi mettevano dentro tanta vettovaglia quanta fosse bastante a due uomini per sei mesi, e conducendogli sopra commettevan loro che, secondo il comandamento dell'oracolo, drizzassero la barchetta verso mezzogiorno, percioché anderiano ad una isola felice e ad uomini benigni e piacevoli, dove viveriano beatamente.
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