Sono belli e graziosi, e di corpo molto ben formati. Hanno i fori degli orecchi molto piú larghi che i nostri, sí come sono anco da noi dissimili nella lingua, percioché la loro ha non so che di particolar concedutole dalla natura, e dal loro ingegno poi aiutato, avendola divisa fino ad un certo termine, talmente ch'ella è doppia fin alla radice. Usano parlar tanto vario che non solamente imitano ogni umana favella, ma contrafanno la varietà del cantar degli uccelli e universalmente ogni diversità di suono; e quel che par cosa piú maravigliosa è che ad un tratto parlano insieme con due uomini perfettamente, e rispondendo e ragionando a proposito d'ogni particolar circonstanzia, percioché con una parte della lingua parlano ad uno e con l'altra all'altro.
E dicesi ivi esser lo aere temperato come appresso quelli che abitano sotto l'equinoziale, e non sono travagliati né dal caldo né dal freddo. E tutte le stagioni dell'anno sono per la temperie sempre nel suo vigore, e, sí come scrive Omero,
Quivi si vede il pero sopra il perofarsi maturo, e 'l pomo sopra il pomo;
qui l'uva acerba e in fior a tutte l'oredolce diviene, e 'l fico sopra il fico.
Oltra di ciò dicono che sempre il giorno è pari alla notte. Intorno al mezzodí niuna cosa fa ombra, percioché il sole batte perpendicolarmente sopra la testa. Vivono a parentele e communanze, le quali però insieme non trapassano il numero di quattrocento. Abitano nei prati, producendo la terra da se stessa, senza esser coltivata, gran copia di frutti per il vivere, percioché, per la virtú natural dell'isola e per il temperamento dell'aere, nascono i frutti da se stessi in maggior quantità di quello che a loro faccia di bisogno.
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Omero
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