Egli è ben vero che la malignità de' governatori di quella diedero causa che si disabitasse in parte da molti mercanti, che prima solevano vivere in questa città, per le ruberie grandi che facevano: e questo da CC anni sino alla venuta del signor Alfonso d'Alburquerque. I quali governatori, tenendo il tratto e l'entrata nelle mani, cominciarono a crescere in tanto grado e farsi cosí ricchi e potenti, che col favor e ricchezza cominciarono a levarsi contro al re naturale, deponendo or uno e ora cecando un altro di nuovo, esistimando per certo che, pigliando col tempo il re fermezza, non averebbero rimedio di non esser privati di tal loro governo: e per questo costumavano accecarli, faccendogli nel principio di lor creazione guardare forzatamente in un ferro affocato, che per la sua calidità e vampo faceva scopiar la luce. Fu questa mutazione sí frequentata che, quando il signor Alfonso d'Alburquerque fece la fortezza in Ormuz, e l'isola tributaria al re nostro signore con XV mila saraffi, tagliando a pezzi il governator (come per l'altra mia ne scrissi), mandò a Goa XII re di questa isola, tutti della luce privati, mantenendo il re sino al presente giorno in suo stato. Perché, ancora che si facesse un nuovo governatore, essendo a volontà del re e con timore ne' Portoghesi, non pigliò mai tanto ardire di far alcuna innovazione: per questa causa questo re ch'è al presente, riconoscendo il gran bene che egli è venuto da' Portoghesi, è nostro amico di volontade.
Questa isola, per il gran commerzio che già dicemmo, è abondantissima di pane, carne, frutte e ortaggi, e simili alle nostre e anco d'alcuna altra sorte, come nella India; e tutto si trova a bastanza per le piazze e taverne, cotto e crudo, e il vivere è caro, peroché tutto viene di terre lontane, di Arabia, Persia e Mesopotamia, e per la moltitudine della gente che qui contratta.
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