Finiti questi ragionamenti, il gran capitano volse tornare al suo galeone, insieme con li suoi e con i detti frati, incontro alli quali vennero i nostri con le croci, vestiti con li piviali, e dettero loro a baciare le dette croci, alle quali essi fecero molta riverenzia. Dapoi fu lor dato da far collezione molte conserve di confezioni e zuccheri, che cosí ordinò il gran capitano. Si ragionò con loro sopra molte pratiche di piacere e allegrezza, essendo avvenuta quella cosa tanto desiderata dall'una parte e dall'altra, e ora veramente adempita. Partironsi poi i detti frati e andorono a dormire in Ercoco.
Come il gran capitano fece dir messa nella moschea di Maczua, e comandò che la si intitolasse Santa Maria della Concezione, e come mandò a vedere il monasterio della Visione.
Cap. III.
Il venerdí dopo l'ottava, che fu alli XX d'aprile, la mattina molto a buon'ora tornarono i frati alla spiaggia, e furono mandati ad incontrare molto onoratamente; e il gran capitano con li suoi e con i frati se ne passarono all'isola di Maczua, nella moschea maggiore, dove fu detta la messa delle Cinque Piaghe, per esser venerdí. La quale finita, ordinò il gran capitano che detta moschea si dovesse chiamare Santa Maria della Concezione, e cosí dapoi ogni giorno dicemmo messa in quella. Ed essendosi ritirati alle navi alcuni de' frati furono con Matteo e altri con il gran capitano, e cosí a questi come a quelli furono fatti presenti per il vestir loro d'alcune tele di cottone grosse, che di tal sorte si vestono, e d'alcune pezze di seta per il suo monasterio, e d'alcune ancone e quadri dipinti e campanelle.
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